Se cercate un romanzo delicato, ma allo stesso tempo emozionante e profondo, allora dovete leggere La forma del silenzio di Stefano Corbetta, edito Ponte alle Grazie; un romanzo pieno di sentimento che offre notevoli spunti di riflessione.
La storia.
In provincia di Milano, in una fredda notte di dicembre di fine anni Sessanta, un bambino scompare dal cortile di una nota scuola. Il bambino è Leo, affetto da sordità bilaterale, la scuola è il Tarra, rinomato istituto che si occupa della formazione di bambini e ragazzi sordi. Leo nasce e cresce in una famiglia come tante, circondato da affetto. Una famiglia che, però, non ha fatto i conti con la tragedia. Passano vent’anni, la vita continua, ma c’è una giovane donna che tenta di sopravvivere alla scomparsa del fratellino. Questa donna è Anna. Anna ha scelto di essere psicologa e nel suo studio un giorno arriverà un ragazzo sordo, Michele, che le riferirà di sapere chi ha fatto sparire Leo…
Diversità.
Il tema principale o, per meglio dire, più evidente è la diversità, il bambino infatti è sordo ed ha un approccio diverso alla realtà. La diversità spesso si associa a carenza, “difetto“; si tende pensare al diverso come se non fosse al pari di tutti gli altri. Stefano Corbetta, col suo romanzo, vuole dare il suo contributo affinché ci sia un “cambio di rotta” nel modo di pensare. Corbetta sottolinea il fatto che il diversamente abile (come oggi si usa dire) non è colui che è meno di un altro, ma colui che arriva alle stesse consapevolezze e potenzialità per altre vie. Con La forma del silenzio i concetti di normalità e diversità perdono i propri confini. Non manca, però, la descrizione emotivamente forte, della sofferenza un bambino che si trova costretto ad uniformarsi ad un mondo che non accetta altre vie di espressione e conoscenza.
Aveva sempre pensato che ci dovesse essere una proporzione tra la portata della perdita e il dolore che ne conseguiva, come se la sofferenza fosse legittimata soltanto dalla sua esternazione.
S. Corbetta, La forma del silenzio, Ponte alle Grazie, pag. 225
Altri spunti di riflessione.
Oltre al tema della diversità, La forma del silenzio pone domande, incoraggia la riflessione. Indaga sui rapporti umani, tanto complicati, quanto misteriosi. Nel romanzo vengono affrontati i legami familiari, i rapporti spesso poco trasparenti, le parole non dette tra marito e moglie, tra genitori e figli. Viene posta, inoltre, particolare attenzione all’amore, nella sua accezione più pura. Quello che mi sono chiesta, leggendo questo libro, è stato: a quanto si può rinunciare per amore di un’altra persona? Si può arrivare mentire o allontanare lui/lei da noi?
Concludo dicendo che La forma del silenzio è un romanzo che tutti dovrebbero leggere; è un libro che riesce a parlare contemporaneamente al cuore ed alla mente. Fatevi un regalo: leggetelo!
Scheda tecnica e descrizione.
TITOLO: La forma del silenzio
EDITORE: Ponte alle Grazie
GENERE: Narrativa italiana
PREZZO DI COPERTINA: € 16,00
AUTORE: Stefano Corbetta
DATA DI PUBBLICAZIONE: Agosto 2020
PAGINE: 240 (cartaceo)
Leo ha sei anni. È nato sordo, ma la sua infanzia scorre serenamente. Con la sua famiglia, Leo parla la Lingua dei Segni, e quella degli affetti, che assumono forme inesplorate nei movimenti delle mani dei genitori e della sorella Anna. Ma è giunto il tempo della scuola e Leo viene mandato lontano da casa, a Milano, in un istituto che accoglie bambini come lui. Siamo ai tempi in cui nelle scuole è vietato usare la Lingua dei Segni. All’improvviso per Leo la vita diventa incomprensibile, dentro un silenzio ancora più grande di quello che ha vissuto fino a quel momento. Poi, in una notte d’inverno del 1964, Leo scompare. A nulla servono le ricerche della polizia: di Leo non si ha più notizia. Diciannove anni dopo, nello studio della sorella Anna, si presenta Michele, un compagno di Leo ai tempi della scuola. E inizia a raccontare la sua storia, partendo da quella notte d’inverno.