Pubblicato in: narrativa italiana, Ragazzi tra le pagine

Sirley di Elisa Amoruso

Nel mese di Agosto, col progetto Ragazzi tra le pagine, ho letto “Sirley” di Elisa Amoruso edito Fandango.

La storia.

Ci troviamo intorno agli anni Ottanta e la protagonista è una ragazzina di undici anni di nome Nina.

Nina vive in una famiglia incasinata: il padre e la madre litigano sempre, il fratellino più piccolo è una peste e lei deve accudirlo.

La vita di Nina, però, sarà stravolta dall’arrivo di Sirley, una ragazza più grande di lei, con la pelle mulatta e gli occhi nerissimi. Sirley e Nina diventeranno molto amiche, vivranno un rapporto che riuscirà a cambiare il corso delle loro storie.

Le protagoniste.

Il lettore conosce la storia attraverso gli occhi di una bambina, Nina, che ancora non conosce bene come gira il mondo, che si approccia alla vita con curiosità ed innocenza; una bambina che ancora non sa dare un nome preciso alle cose che vede e sente. Il racconto viene, quindi, filtrato dall’esperienza infantile della “quasi” ragazza.

Nina vuole scoprire, vuole conoscersi, vuole trovare qualcosa di nuovo in cui identificarsi, in modo tale da darsi un posto nel mondo. Questo “nuovo” arriva all’improvviso con Sirley. È nuovo il colore della pelle, è nuova la forma del corpo, è ancora più nuovo l’approccio alla vita.

Sirley, per Nina, rappresenta un salto nel vuoto, una presa di posizione, una finestra aperta per conoscere se stessa.

La paura va condivisa per alleggerirne il peso.

E. Amoruso, Sirley, Fandango

Odori e sapori di un tempo.

Le atmosfere che fanno da sfondo alla storia sanno di passato, di semplicità, di vita vissuta. Come ho già detto, siamo alla fine degli anni Ottanta e l’autrice è riuscita a ricreare alla perfezione tutte le sfumature di quel periodo. Se si chiudono gli occhi, si riescono a sentire di nuovo gli odori che provenivano dalla cucina della nonna, ma anche vedere la cantina dove il nonno faceva il vino. Questo a me, personalmente, ha dato tanto calore al cuore.

Lo stile e la scrittura.

La scrittura di Elisa Amoruso è magnetica; con un linguaggio semplice e lineare riesce a catturare, fin dalle prime pagine, l’attenzione del lettore. Non sono presenti capitoli, ma soltanto paragrafi.

Considerazioni finali.

In conclusione, Sirley è un romanzo di formazione molto piacevole ed interessante; un romanzo in cui vecchio e nuovo. È un libro che si gusta, si sente, si odora; insomma, si vive.

Scheda tecnica e descrizione.

TITOLO: Sirley

AUTRICE: Elisa Amoruso

EDITORE: Fandango

DATA DI PUBBLICAZIONE: Agosto 2020

GENERE: Narrativa italiana/ romanzo di formazione

PAGINE: 159 (cartaceo)

PREZZO DI COPERTINA: €15,00

È il 1989. Nina ha undici anni e una famiglia incasinata, il padre e la madre litigano sempre, Lorenzo – suo fratello minore –, quando si arrabbia, diventa un pericolo.

Dal centro di Roma si ritrova catapultata in un quartiere di periferia, fatto di palazzoni, ragazzi sui motorini e prati bruciati.

Anche la scuola è diversa, non ci sono le maestre ma le suore, non ha neanche un amico. Ma un incontro improvviso stravolge tutto, come una tempesta: ha tredici anni, abita nel palazzo di fronte, è mulatta e balla la lambada.

Il suo nome è Sirley, viene dalla Guyana francese, in Sud America, e ha un sogno ambizioso: interpretare la Madonna nella processione di quartiere.

Tra le due nasce un legame intenso, fortissimo, che porterà Nina a perdere finalmente il controllo, e a scoprire il suo posto non solo nel mondo, ma nel cuore della sua famiglia. Un romanzo di formazione tenero e avvincente, due protagoniste irresistibili, il racconto di come il desiderio plasma e trasforma l’infanzia in adolescenza.

Pubblicato in: narrativa italiana, Ragazzi tra le pagine

Maregrigio di Vincenzo Restivo

Parlare di Maregrigio di Vincenzo Restivo (edito Milena Edizioni) non è affatto semplice. È un romanzo potente, forte, tagliente quasi fino all’eccesso.

Di cosa parla.

Ne Maregrigio conosciamo tante persone diverse: troviamo Ezio, un ragazzo costretto a nascondere la propria omosessualità a causa di una comunità ed una famiglia che non è ancora pronta ad accettarla; c’è Teresa da anni abusata dal (e per conto del) padre; c’è Marisa che si innamora, ma di una persona “sbagliata” per lei; ci sono due fratellini sempre insieme… tutti questi personaggi sono accomunati dal luogo in cui vivono, un piccolo paese, Dragona, che riserva le proprie sorti e le proprie fortune alla Madonna sull’acqua.

Certi dolori hanno la capacità di succhiarti via la vita.

V. Restivo, Maregrigio, Milena Edizioni, pag. 99

I temi trattati

Come scrivevo sopra, parlare di questo romanzo non è affatto semplice, principalmente per i temi trattati. L’autore, infatti, nel suo romanzo affronta tematiche come l’omosessualità, la violenza, l’abuso, persino l’incesto. Sono argomenti per i quali viene una fitta allo stomaco, che fanno indignare, ma che portano, a mente lucida, a riflettere su quanto anche tutto questo faccia parte della vita; costituisca una delle tante pieghe che la realtà può prendere.

Lo stile.

Un punto focale del romanzo è proprio lo stile. Restivo racconta i fatti e le vicende con estrema durezza. Descrive gli accadimenti in maniera cruda, che arriva dritta allo stomaco. Non utilizza edulcoranti, ma parla di queste tematiche in maniera del tutto diretta e quasi squarciante. Non utilizza remore nel narrare di abusi, di violenze o di tutto il margine che la società possiede.

La mia opinione.

Inizio subito facendo delle mie considerazioni sullo stile. Secondo i miei gusti personali, i toni con cui sono descritti i fatti, sono troppo duri per essere digeriti da tutti. Gli argomenti trattati (già forti di suo) sono stati ancor di più resi taglienti dall’utilizzo di un linguaggio crudo e spigoloso. Io, in certe parti, ho avuto difficoltà a continuare la lettura. Era troppo.

Capisco bene però che l’intento di Maregrigio probabilmente sia proprio questo. Aprire una finestra su qualcosa che si tende a tenere nascosto; qualcosa di cui non si parla, considerandolo quasi un tabù.

Mi è piaciuta molto la scelta del titolo, che ho interpretato come la metafora stessa della vita: il mare non è sempre azzurro e cristallino, ma assume anche toni sul grigio; così come la vita non sempre è bella come viene mostrata, ma ci sono delle crepe che purtroppo fanno parte della vita stessa.

Considerazioni finali.

In conclusione, posso dire che Maregrigio è un libro importante, persino necessario perché scomodo; mi sento però di consigliarlo con riserva proprio per il forte effetto che, inevitabilmente, ha sul lettore, non sempre facile da metabolizzare.

Scheda tecnica e descrizione.

TITOLO: Maregrigio

AUTORE: Vincenzo Restivo

EDITORE: Milena Edizioni

DATA DI PUBBLICAZIONE: Luglio 2020

GENERE: Narrativa Italiana

PAGINE: 165 (cartaceo)

PREZZO DI COPERTINA: € 13,00

Un sedicenne vittima di vessazioni omobofe, una ragazza in lotta con le imposizioni di genere e costretta dal padre a prostituirsi; due ragazzini che cercano riparo da una realtà marcia e brutale nei loro giochi da adulti; una madre che, per sfuggire alla monotonia della sua vita, inizia una relazione segreta con un coetaneo dei suoi figli adolescenti e deve fare i conti con il senso di colpa. Tutti, a Dragona, sono in attesa del miracolo della Madonna sull’Acqua che possa dare loro una nuova speranza di sopravvivenza. Un mare grigio, infermo e infetto fa da cornice a questo intreccio di vite sfiduciate, disilluse e alla deriva, che annaspano, in un crescendo di disperazione, alla ricerca di uno spiraglio di luce.

Pubblicato in: Ragazzi tra le pagine, Recensioni

Le origini del potere di Alessandra Selmi

Avete presente i romanzi storici che non sono solo storia, ma anche molto altro? Ecco, uno di questi è sicuramente “Le origini del potere” di Alessandra Selmi edito Casa Editrice Nord.

Di cosa parla?

Le origini del potere fa parte di una trilogia e racconta la storia di Giuliano Della Rovere, un frate francescano che decide di lasciare il convento per recarsi a Roma al servizio del neo eletto Papa, suo zio. Giuliano, giunto a Roma, vivrà una serie di avventure che lo faranno cambiare ed aspirare sempre più alla sorte capitata allo zio: diventare a sua volta papa. Ci riuscirà?

Il periodo storico.

Ci troviamo nel periodo a cavallo tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500. In una Roma in cui è lo stato pontificio ad avere più potere sul territorio. Possiamo, quindi bene capire come le situazioni di allora, storicamente parlando, siano diverse da quelle dei nostri giorni. In quegli anni erano forti i giochi di potere, il cercare a tutti i costi di conquistare più terre possibili. In questo clima la Chiesa aveva un ruolo fondamentale.

Sai bene che non esistono vincitori per nascita, ma è degno della vittoria solo colui che non si rassegna alla sconfitta.

A. Selmi, Le origini del potere, Casa Editrice Nord, pag. 191

L’argomento principale.

Come si può facilmente intuire, anche dal titolo, tutto ruota attorno al potere. Quella smania di avere, di comandare, di sottomettere. E Giuliano, il protagonista, un ragazzo con un carattere particolare, ma con sani principi, sarà folgorato da questa bramosia, man mano che camminerà sui ciottoli di Roma, e mentre frequenterà le ricche sale pontificie.

Il potere, la corruzione, l’essere pronti a tutto pur di ottenere un posticino nelle dinamiche dei potenti, sono temi presenti in maniera forte all’interno del romanzo. Vengono raccontati in maniera fedele e documentata. Il potere viene visto quasi come un’aspirazione presente nella natura stessa dell’uomo; come qualcosa di imprescindibile.

La figura di Giuliano.

Giuliano Della Rovere è un personaggio emblematico; è molto complesso e dalle tante sfaccettature. Giuliano subisce un cambiamento non di poco conto nel corso della storia. Da piccolo personaggio, pieno di dubbi e paure, diventa un uomo carismatico con in mano sempre più potere e disposto a fare sempre di più per accrescere le sue ricchezze e la sua fama; è una persona intelligente, astuta. È uno stratega.

Giuliano è però anche un uomo che ama, che nonostante il suo caratteraccio è disposto ad aiutare e sostenere le persone a lui care, prima fra tutte Lucrezia Normanni. La donna che incontra uno dei primi giorni e che non abbandona per tutto il corso della storia.

La mia opinione.

Le origini del potere di Alessandra Selmi è un libro che ho amato molto. L’autrice ci racconta una avventura coinvolgente ed appassionate; è riuscita a creare una storia passata ma, in un certo qual modo, attuale. Io credo, infatti, che cambiano le situazioni, i luoghi, i periodi, ma quella aspirazione ad avere sempre più, ad ottenere una fetta sempre più ampia di ricchezza, di potere, di affermazione rimane immutata nel tempo. Alessandra Selmi riesce così a far luce su questo aspetto della società ed induce il lettore a porsi delle domande ed a darsi delle risposte.

Il tutto è scritto in maniera fluida, semplice ma magnetica. Cos’altro dire? Che non vedo l’ora di leggere il seguito!

Scheda tecnica e descrizione.

TITOLO: Le origini del potere

AUTORE: Alessandra Selmi

EDITORE: Casa Editrice Nord

DATA DI PUBBLICAZIONE: Giugno 2020

GENERE: Romanzo storico

PAGINE: 384 (cartaceo)

PREZZO DI COPERTINA: € 16,90

VOTO: 4-/5

Agosto 1471. Esausto dal lungo viaggio, un giovane frate attraversa le antiche mura che difendono la città, passa accanto alle vestigia diroccate di un passato ormai dimenticato, s’inoltra in un intrico di vicoli bui e puzzolenti. E infine sbuca in una piazza enorme, davanti alla basilica più importante della cristianità, dove si unisce al resto della popolazione. Ma lui non è una persona qualunque. Non più. È il nipote del nuovo papa, Sisto IV. È Giuliano della Rovere. E quello è il primo giorno della sua nuova vita, un giorno che segnerà il suo destino: dopo aver assistito alla solenne incoronazione dello zio, Giuliano viene coinvolto dai suoi cugini, Girolamo e Pietro Riario, in una folle girandola di festeggiamenti nelle bettole della città, per poi rischiare la morte in un agguato e ritrovarsi al sicuro tra le braccia di una fanciulla dal fascino irresistibile. È il benvenuto di Roma a quell’umile fraticello, che subito impara la lezione. Solo i più forti, i più determinati, i più smaliziati sopravvivono in quel pantano che è la curia romana. Inizia così la scalata di Giuliano, che scopre di avere dentro di sé un’ambizione bruciante, pari solo all’attrazione per Lucrezia Normanni, la donna che lo aveva salvato quel fatidico, primo giorno, e che rimarrà al suo fianco per gli anni successivi, dandogli pure una figlia. Anni passati a fronteggiare con ogni mezzo sia le oscure manovre del suo grande avversario, il cardinale Rodrigo Borgia, sia i tradimenti dei suoi stessi parenti, i Riario. Anni passati sui campi di battaglia, ad imparare l’arte della guerra, e a tramare in segreto contro i Medici di Firenze, nonostante il disastroso esito della congiura dei Pazzi. E tutto per prepararsi a un evento ineluttabile: la morte di suo zio, il papa, e l’apertura del conclave. Ecco la grande occasione di conquistare il potere assoluto. Ma Giuliano scoprirà che il destino, per il momento, ha altri piani per lui…

Pubblicato in: narrativa italiana, Ragazzi tra le pagine, Recensioni

Tre vivi, tre morti di Ruska Jorjoliani

Cari lettori e care lettrici per passione, come state? Oggi vi parlo dell’ultima lettura condivisa assieme ai Ragazzi tra le pagine.

Si tratta di “Tre vivi, tre morti” di Ruska Jorjoliani edito Voland Edizioni.

Il romanzo racconta la storia di Aurora e Modesto, una coppia di sposi, ciascuno con una relazione extraconiugale, che conducono un’esistenza segnata dalla monotonia e dalla metodica routine. Questa vita piatta, fatta di tradimenti, ma comunque accettata e condivisa, perché parte anch’essa delle abitudini quotidiane, viene sconvolta dall’arrivo di una lettera anonima ed enigmatica.

La storia è divisa in due dimensioni spazio temporali diverse. Se da un lato, infatti, ci troviamo ad assistere alle vicende di questa famiglia degli anni Cinquanta, dall’altro lato, invece, viviamo gli anni Trenta e Quaranta con la storia di Guerino, un partigiano che ha combattuto al fronte e che, a modo suo, cerca di riprendere in mano la propria vita.

Inizio subito col dire, con dispiacere, che Tre vivi, tre morti è un libro con cui non sono riuscita ad entrare in empatia; motivo per cui, ho trovato parecchia difficoltà nel leggerlo e nel portarlo a termine.

I personaggi, di per sé, non sono riusciti a farmi entrare in sintonia con loro. Sarà la loro indole libertina, sarà il loro modo di essere ai limiti del reale, sta di fatto che ho subito provato una sorta di antipatia nei loro confronti.

Un’altra cosa che mi ha fatto storcere il naso è stata lo sviluppo non lineare e disorientante della storia. Mi dispiace davvero dirlo, ma, a tratti, ho avuto l’impressione di perdermi tra le parole; di non riuscire a capire chi fosse il protagonista e a che punto si trovasse la narrazione.

A causa di quanto ho appena detto, non sono riuscita a comprendere bene quello che l’autrice ha voluto dire, il messaggio che ha voluto trasmettere. Alla fine del libro mi sono ritrovata solo contanti perché.

Per tutti questi motivi, mi trovo costretta a dover bocciare Tre vivi, tre morti. Non escludo, comunque, che per qualcun altro, possa essere una piacevole lettura; io, purtroppo, non posso dirlo.

Scheda tecnica e descrizione.

TITOLO: Tre vivi, tre morti

AUTORE: Ruska Jorjoliani

EDITORE: Voland Edizioni

GENERE: Narrativa italiana

DATA DI PUBBLICAZIONE: Marzo 2020

PAGINE: 196 (cartaceo)

PREZZO DI COPERTINA: € 16,00

Un romanzo familiare dalle venature noir, dove quella nascosta sotto il tappeto è polvere da sparo, dove tenersi stretta un’esistenza banale si rivela meno semplice che premere il grilletto. E dove storie e passati si intrecciano. Firenze, fine anni ’50. Modesto e Aurora sono sposati, fanno gli insegnanti, hanno entrambi l’amante. Si sono conosciuti in un giorno storico, quando Aurora assieme a molte altre italiane ha espresso il suo voto per la prima volta. Ora condividono una quotidianità fatta di cinema del lunedì, battute al vetriolo e perdite d’equilibrio. Finché una lettera non turba la loro placida routine: qualcuno sa di un “fattaccio” che riguarda Modesto, e che lui pensava sepolto nel passato… Fra Russia e Abruzzo, primi anni ’40. Guerino è un giovane soldato, ha un padre vedovo e infiacchito, uno zio spavaldo e fascista. Scampato all’assideramento nella steppa, al rientro in patria si unisce alle milizie repubblichine. Con gli alleati ormai alle porte di Roma, sembra finire per sempre dalla parte sbagliata della Storia…

Pubblicato in: narrativa italiana, Ragazzi tra le pagine, Recensioni

La parola magica di Anna Siccardi

Ciao lettori e lettrici per passione, un altro giorno di quarantena è passato. Adesso ansia, stress e tensione iniziano a farsi sentire per bene. Cercherò di distrarvi, parlando della lettura, fatta a marzo con il progetto Ragazzi tra le pagine, dal titolo La parola magica di Anna Siccardi edito NN Editore.

Anna Siccardi, La parola magica, NN Editore

Si tratta di una raccolta di racconti in cui si intrecciano, accavallano, incontrano le vite di sette personaggi diversi fra loro per età, sesso, ceto sociale, stile di vita ma accomunate da un elemento che farà da fil rouge per tutto il testo e cioè la fragilità umana e, nello specifico, la dipendenza. La parola magica, infatti, contiene dodici racconti che si rifanno ai Dodici Passi, ossia una guida che accompagna gli alcol dipendenti nel loro percorso di guarigione.

Scorrendo i Dodici passi sentì odore di comandamenti […]. Ne dedusse che i comandamenti erano preventivi, come un libretto di istruzioni da consultare prima di cominciare a giocare, mentre passi erano retrospettivi, come un manuale di riparazione per il giocattolo rotto. Se i comandamenti erano il navigatore, e Dodici Passi erano il carro attrezzi.

A. Siccardi, La parola magica, NN Editore, pagg. 176-177.

Ogni racconto presente ne La parola magica è lungo mediamente 12/10 pagine. L’autrice, però, in queste poche pagine riesce a trasmettere il messaggio forte e chiaro. Attraverso le storie di Irene, Leo, Chiara e degli altri quattro personaggi principali, la Siccardi, pone l’accento sulla natura dell’uomo, sull’essenza grezza (mi spingo a dire) che lo caratterizza. L’essere umano è, per sua natura o per suo bisogno, almeno una volta nel corso della vita, dipendente da qualcuno o da qualcosa. Quando ci sentiamo in mezzo ad una tempesta, tendiamo ad aggrapparci ad una persona, ad un oggetto o ad un gesto ripetuto che ci da conforto, ed è così che nascono le dipendenze.

L’autrice, però, da anche un messaggio di speranza: l’uomo, nella sua fragilità, trova la forza di reagire. Quella presente ne La parola magica sono, infatti, storie di rinascita, di consapevolezza e coraggio di ricominciare. La Siccardi crea un percorso che, partendo dalla prima storia attraverso una situazione di tensione e disperazione, arriva all’ultima storia in cui c’è un cambiamento, la presa di posizione nel voler rinascere.

Devo essere sincera, io di solito non leggo racconti; preferisco il romanzo. La parola magica, però, mi ha fatto ricredere. Sono rimasta colpita profondamente da questi dodici pezzi di vita, scritti in maniera semplice ed evocativa. La scrittura della Siccardi, infatti, riesce a toccare le corde più intime del lettore, facendolo rispecchiare nelle vicende personali di Irene, Chiara, Leo o Armen.

La parola magica è un libro che fa bene, leggetelo.

Scheda tecnica e descrizione.

TITOLO: La parola magica

AUTORE: Anna Siccardi

EDITORE: NN Editore

DATA DI PUBBLICAZIONE: Febbraio 2020

PAGINE: 192 (cartaceo)

GENERE: Racconti

PREZZO DI COPERTINA: € 16,00

In una Milano attuale e senza tempo sette personaggi attraversano le dodici storie di questo libro, affacciandosi ognuno alla vita dell’altro di corsa o in punta di piedi. Il passato li ha traditi in maniera sbadata e casuale, e ora tentano di riparare il giocattolo rotto che è la loro esistenza. I demoni con cui fanno i conti sono alcol, serie tv, droghe, relazioni sbagliate e illusioni. Dipendenze che sono diventate malattia e cura insieme, bolle in cui il tempo si ferma, li consola e li inganna. Come capita a Leo, che si risveglia dopo una nottata alcolica e scopre di dovere dei soldi a un malavitoso giapponese; ad Anna e Chiara, che non possono fare a meno di prendersi cura di un padre assente finito in carcere; e a Irene, che cerca nell’ultima seduta dalla psicologa la soluzione alla sua incapacità di amare.
Ispirato ai Dodici Passi degli Alcolisti Anonimi, La parola magica intreccia storie di uomini e donne che si inseguono e si perdono come i personaggi di America oggi. Con un tocco ironico e surreale, Anna Siccardi mette le relazioni sotto la lente dei desideri e delle passioni, e mostra come la felicità si nasconda nel saper accettare e perdonare le cose della vita, lasciandole finalmente andare.

Questo libro è per chi vede i suoi ricordi come un puzzle a cui manca una tessera, per chi preferisce i dialoghi immaginari a quelli reali, per chi crede nel potere magico di certe parole, e per chi cerca una guida per affrontare il buio e lanciarsi nel vuoto, come un trapezista sicuro di trovare una mano ad afferrarlo.

La parola magica

Pubblicato in: narrativa straniera, Ragazzi tra le pagine, Recensioni

Uomini di poca fede di Nickolas Butler

Ciao a tutti, il romanzo che vi presento oggi, parla di fede, religione e fanatismo, ma anche amore incondizionato e razionalità.

Il libro in questione è “Uomini di poca” fede di Nickolas Butler edito Marsilio.

I protagonisti di questa storia appartengono a due generazioni diverse: da una parte abbiamo Lyle e Peg, una coppia di anziani, che seguono la religione più per abitudine che per convinzione e dall’altra parte Shiloh, figlia adottiva di Lyle e Peg, una ragazza da sempre ribelle e attiva partecipante di un gruppo “fanatico” religioso e fermamente convinta del loro credo. Al centro di tutta la storia c’è un bambino, Isaak, figlio di Shiloh, ritenuto da quest’ultima portatore di poteri sovrannaturali e miracolosi. Peg e Lyle, in quanto nonni, sono preoccupati, ma al tempo stesso accondiscendenti, per il forte amore che li lega alla figlia e al nipote. Tutto si capovolgerà, però, quando succederà qualcosa di critico e irreparabile.

N. Butler, Uomini di poca fede, Marsilio

La storia in sé e per sé è molto lineare. Nessuna svolta, nessun evento inaspettato, ma comunque ben strutturata; fatta eccezione per qualche pezzo, in cui cade troppo nel romanzato, a mio avviso, tendenzialmente l’ho trovata ben scritta ed interiorizzabile.

Uomini di poca fede è sicuramente un libro che porta alla riflessione: il messaggio che fa da sfondo a tutta la vicenda arriva forte e chiaro. Un messaggio che, però, indubbiamente viene rapportato all’esperienza di ciascuno, e perciò assimilato. Il lettore si pone quesiti, mette anche in discussione il proprio rapporto con la fede e la religione: lo fa proprio, lo cala sul proprio vissuto, ed in base a ciò che emerge, da un giudizio di valore su ciò che il romanzo gli ha dato.

Il mondo è pieno di una serie forse infinita di misteri e una quantità ancora più infinita di ipotesi, imbrogli, bugie, ciance e qui e là, seminascosta, una minuscola, intoccabile manciata di risposte.

N. Butler, Uomini di poca fede, pag. 48

Il linguaggio è molto semplice e quotidiano; avvicina sicuramente alla personalità dei protagonisti, li fa sentire più veri, più vissuti. Il tutto è avvolto in un alone utopico, quasi surreale.

Quello che, invece, mi ha lasciato un po’ perplessa è il finale; con questo non voglio dire che non è ben strutturato, ma che io non sono riuscita a comprenderlo appieno. Non ho capito cosa l’autore ha voluto dire e lasciare al lettore con l’epilogo del romanzo, e questo, ahimè, mi ha lasciata con l’amaro in bocca (tra l’altro non amo particolarmente i finali aperti, preferisco conoscere “come vanno a finire“ le varie situazioni narrate).

Concludo dicendo che “Uomini di poca fede“ è un romanzo importante per la riflessione che, indubbiamente, spinge il lettore a fare. Il tema affrontato non è tra i più semplici e Butler è riuscito ad affrontarlo abbastanza bene. Consigliato.

Voto: 3,5

Scheda tecnica e descrizione.

TITOLO: Uomini di poca fede

Titolo originale: Little Faith

AUTORE: Nickolas Butler

Traduzione italiana a cura di Fabio Cremonesi

EDITORE: Marsilio Editori

DATA DI PUBBLICAZIONE: Gennaio 2020

GENERE: Narrativa straniera

PAGINE: 272 (cartaceo)

PREZZO DI COPERTINA: € 17,00

http://www.marsilioeditori.it/lista-autori/scheda-libro/2970347-uomini-di-poca-fede/uomini-di-poca-fede

Ps. Per sapere cosa ne pensano gli altri ragazzi tra le pagine, seguite:

https://instagram.com/a_tuttovolume_libri_con_gabrio?igshid=qft87305pjra


https://instagram.com/labibliotecadelcorsini?igshid=v2kjf1nr33l1


https://instagram.com/libridimarmo?igshid=1dr9a9sfredig


https://instagram.com/luca_massignani?igshid=pddhwshvfkr1


https://instagram.com/matteo_zanini?igshid=1ui9tlja1au1z


https://instagram.com/readeat_libridamangiare?igshid=ru5uu5xpyp73


https://instagram.com/viaggiletterari?igshid=1eepbx9nex48

Pubblicato in: narrativa straniera, Ragazzi tra le pagine, Recensioni

Il museo delle promesse infrante di Elizabeth Buchan

Ciao a tutti, il romanzo di cui vi parlerò oggi è “Il museo delle promesse infrante” di Elizabeth Buchan edito Casa Editrice Nord.

Il libro racconta la storia di Laure, proprietaria di un particolare museo parigino delle promesse infrante, appunto. Qual è la peculiarità di questo museo? All’interno possiamo trovare conservati tutti quelli oggetti che le persone considerano l’emblema di una loro speranza infranta, di una promessa disillusa, insomma di tutte quelle aspettative che la realtà non ha visto realizzare. La stessa Laure ha degli oggetti all’interno, simboli di qualcosa che, in un modo nell’altro, l’hanno cambiata per sempre.

La vicenda si snoda in due dimensioni spaziotemporali differenti: da una parte la Parigi dei giorni nostri con il suo museo delle promesse infrante, dall’altra parte, la Praga comunista, quella degli anni Ottanta.

Al contrario di come si pensa, infatti, il romanzo è incentrato quasi completamente sulla parte storica praghese; se dovessi azzardare direi che questo libro è una critica al regime comunista; primo elemento che mi ha messo in continuazione.

Ci si aspetterebbe, infatti, come suggerisce il titolo, che il lettore si debba trovare immerso nella vita di questo museo originale, ascoltando le storie dei vari clienti e riflettendo su di esse; invece, togliendo l’alternanza della prima parte, il romanzo si concentra sul periodo buio della Praga degli anni Ottanta, dov’era il comunismo a decidere le azioni, i pensieri e gli atteggiamenti delle persone.

Devo, però, ammettere che tutta la parte storica è sviluppata con partecipazione, profondità ed anche meticolosità. Si percepisce chiaramente che l’autrice sente molto questo particolare il capitolo della storia umana. L’unico problema è che presenta il libro focalizzando l’attenzione su un aspetto, secondo me, poco approfondito.

Un discorso a sé va fatto per la scrittura di ritmo. Io trovo che la Buchan abbia uno stile molto delicato ed armonico che però, secondo la mia personale impressione, manca di quel pathos che rende la narrazione accattivante e coinvolgente. Questo ha reso il ritmo della storia un po’ lento da un lato ma ha dato più spazio, così facendo, alla drammaticità degli eventi e al dolore sordo della protagonista, dall’altro lato.

Concludendo posso dire che è un libro che mi sento di consigliare, ma con riserva; adatto a tutti coloro che vogliono trovare un contenuto che prescinda dall’apparente presentazione del romanzo. Inoltre, se siete amanti dei romanzi con una forte connotazione storica, questo può fare per voi.

Voto: 3-/5

Scheda tecnica e descrizione.

TITOLO: Il museo delle promesse infrante

Titolo originale: The museum of Broken Promises

AUTORE: Elizabeth Buchan

Traduzione italiana a cura di Valentina Zaffagnini

EDITORE: Casa Editrice Nord

GENERE: Narrativa straniera

DATA DI PUBBLICAZIONE: Gennaio 2020

PAGINE: 396 (cartaceo)

PREZZO DI COPERTINA: € 18,60

Esiste un museo, a Parigi, dove non sono custoditi né quadri né statue. In questo museo si conservano emozioni: ogni oggetto – un vecchio telefono, una scarpetta bianca, un biglietto del treno – è infatti il segno concreto di un amore perduto, di una fiducia svanita, di una perdita. Cimeli donati da chi vorrebbe liberarsi dei rimorsi e andare avanti. Come la curatrice, Laure, che ha creato il Museo delle Promesse Infrante per conservare il suo ricordo più doloroso: quello della notte in cui ha dovuto dire addio al suo vero amore.
 
Quando Laure lascia la Francia e arriva a Praga, nell’estate del 1986, ha l’impressione di essere stata catapultata in un mondo in cui i colori sono meno vivaci, le voci meno squillanti, le risate meno sincere. Poi capisce: lì, la gente è stata costretta a dimenticare cosa sia la libertà. Eppure qualcuno non si rassegna. Come l’affascinante Tomas, incontrato per caso a uno spettacolo di marionette. Per lui, Laure è pronta a mentire, lottare, tradire. Ma ancora non sa di cosa è capace il regime, né fin dove lei dovrà spingersi per salvarsi la vita.
 
Laure si è pentita amaramente della scelta che ha dovuto compiere tanti anni prima ed è convinta che non avrà mai l’occasione per sistemare le cose. Eppure ben presto scoprirà che il Museo delle Promesse Infrante è un luogo in cui le storie prendono nuovo slancio, spiccano il volo verso mete inaspettate. E magari ricuciono i fili strappati dal destino. Come quelli che la legano a un uomo che aspetta solo un cenno per mantenere la sua promessa…

https://www.editricenord.it/libro/elizabeth-buchan-il-museo-delle-promesse-infrante-9788842932529.html

Pubblicato in: narrativa straniera, Ragazzi tra le pagine, Recensioni

La terza inquilina di C. L. Pattison

Salve lettori e lettrici per passione! Oggi sono qui a parlarvi del primo libro letto per il progetto “Ragazzi tra le pagine“: La terza inquilina di C. L. Pattison edito Fabbri Editori.

Come penso che già sappiate, Ragazzi tra le pagine è un progetto che porto avanti con altri sette bookblogger ed ha lo scopo di diffondere la passione per la lettura. Ogni mese affronteremo insieme a voi un libro diverso esaminandolo a 360 gradi.

In particolare, questo mese abbiamo letto La terza inquilina, una novità della casa editrice Fabbri, nonché il romanzo di esordio di C. L. Pattison.

La terza inquilina è un thriller psicologico che racconta la storia di due migliori amiche, Megan e Chloe, che decidono di cercare una casa in affitto in cui andare a vivere insieme. Dopo vari tentativi, finalmente, trovano la casa dei loro sogni: spaziosa, confortevole e ben posizionata. C’è, però, un unico problema, costa troppo! Motivo per cui decidono di cercare una terza ragazza con cui dividere l’affitto. Entra così in scena Samantha, per gli amici Sammi, una ragazza riservata e misteriosa che sconvolgerà la vita di tutti i protagonisti.

“Non sapevi nulla di lei.

Ma l’hai fatta entrare.”

Il romanzo di C. L. Pattison è un thriller psicologico ambientato a Londra. È un libro che risente molto della struttura del tipico thriller inglese! La struttura e la dinamica è pressoché simile ad altri romanzi del genere. Questo comunque non significa che sia scontato e banale ma soltanto che si sente marcata l’appartenenza inglese.

La terza inquilina è però un romanzo che mi lascia perplessa. Cercherò di spiegarvi in maniera chiara il perché.

Innanzitutto c’è da dire che come ogni buon thriller che si rispetti, non manca il colpo di scena e il finale inaspettato. Soprattutto nelle ultime pagine tutto prende una diversa piega che fino a qualche pagina prima era del tutto impensabile.

Ho trovato il ritmo, invece, un po’ lento nella prima parte (si sofferma tanto su un arco di tempo relativamente breve), per poi prendere una rapita impennata negli ultimi capitoli. Ho avuto infatti la sensazione che, proprio quando la vicenda inizia a farsi interessante ed il ritmo accelera, la narrazione “perda dei pezzi”; cioè come se non prestasse attenzione ai vari dettagli e si limitasse a descrivere sommariamente la nuova situazione che si è delineata.

La terza inquilina è un romanzo che semina indizi qua e là durante lo svolgimento della storia. Ho però avuto la sensazione che, nonostante siano stati ben messi, cosa che ho molto apprezzato, poi non siano stati spiegati chiaramente quando ormai tutte le carte erano state scoperte. Mi sento di definirlo un thriller molto soft, nel senso che i toni non si caricano di elevato pathos.

In conclusione, La terza inquilina, è una lettura senz’altro piacevole ed adatta ad un pubblico di adolescenti ma anche a coloro che col genere non hanno molta confidenza!

Vi invito inoltre a leggere le recensioni degli altri miei compagni di avventura e farvi un’idea sempre più completa del romanzo!

https://instagram.com/a_tuttovolume_libri_con_gabrio?igshid=qft87305pjra

https://instagram.com/labibliotecadelcorsini?igshid=v2kjf1nr33l1

https://instagram.com/libridimarmo?igshid=1dr9a9sfredig

https://instagram.com/luca_massignani?igshid=pddhwshvfkr1

https://instagram.com/matteo_zanini?igshid=1ui9tlja1au1z

https://instagram.com/readeat_libridamangiare?igshid=ru5uu5xpyp73

https://instagram.com/viaggiletterari?igshid=1eepbx9nex48s

Scheda tecnica e descrizione.

TITOLO: La terza inquilina

Titolo originale: The Housemate

AUTORE: C. L. Pattison

Traduzione italiana a cura di Elena Cantoni

EDITORE: Fabbri Editori

GENERE: Thriller psicologico

DATA DI PUBBLICAZIONE: Novembre 2019

PAGINE: 288 (cartaceo)

PREZZO DI COPERTINA: € 19,50

All’apparenza disponibile e cordiale, Sammi inizia a manifestare inaspettati scatti d’ira e qualche segreto di troppo, chiuso gelosamente in una scatola di ritagli di giornali e vecchie fotografie…

Megan e la sua migliore amica Chloe hanno traslocato nella loro casa dei sogni, ma sono costrette a prendere una terza inquilina per riuscire a pagare l’affitto. Quando incontrano Samantha, gentile, affascinante, premurosa, si convincono che sia la persona perfetta per condividere l’appartamento e che tra loro potrebbe nascere una vera amicizia. Ma c’è qualcosa in lei che stona, e Megan è la prima ad accorgersene: all’apparenza disponibile e cordiale, Sammi inizia a manifestare inaspettati scatti d’ira e qualche segreto di troppo, chiuso gelosamente in una scatola di ritagli di giornali e vecchie fotografie. Chloe però è troppo presa dai suoi problemi di lavoro per rendersi conto che qualcosa non va: assorbita dall’allestimento di un importante spettacolo teatrale, ricomincia a essere tormentata dagli stessi problemi di ansia da cui Megan l’aveva salvata anni prima. E Megan, da parte sua, viene travolta da una passionale storia d’amore che non le lascia tempo ed energie per occuparsi dell’amica in difficoltà. È in questo spiraglio che lentamente si apre tra le due, fatto di incomprensioni e di attenzioni mancate, che Sammi inizia a insinuarsi, con un’abilità melliflua e inquietante. In fondo, né Chloe né Megan la conoscono davvero, ma ormai le hanno aperto la porta di casa, e l’hanno lasciata entrare. Non sanno cosa sta nascondendo. Non sanno cosa vuole davvero. Ma una cosa è certa: Sammi è lì per restare.